facciamo che. - Patatracchini
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tenebra patatracchini

facciamo che.

Facciamo che io sto seduta nella carrozza di mezzo della linea verde fondamentale. E facciamo pure che in sottofondo hanno messo a Paolo Conte. Vieni con me. Mi piace. Facciamo che la tenebra s’è presa la malattia e facciamo che i morti, oggi solo per oggi, se ne vanno al parco e si dimenticano ch’hanno promesso di non andarsene mai. Anzi, facciamo che qua mai significa certe volte sì e certe volte no. Un mai finalmente sostenibile. Allora facciamo che sono proprio sola sulla carrozza di mezzo della linea verde fondamentale. E facciamo che le porte si aprono e che tu entri. Facciamo che proprio mi guardi veramente. Con gli occhi facciamo che proprio tu mi guardi. E facciamo che dopo ti siedi di fronte a me. Facciamo che ce ne stiamo per un po’ solo a guardarci. Facciamo che c’hai i capelli neri. Facciamo che la prima cosa che mi dici è dov’è andata a finire la pallina rimbalzina che ho lanciato in aria nel 1994 e che non ho più trovato. Facciamo che la seconda cosa che mi dici è che adesso andiamo a berci ventotto spritz. Facciamo che c’hai gli occhi marroni. Facciamo che lo spritz – il tredicesimo – io proprio sbaglio a berlo veramente e una riga rossa del tipo qua hai fatto un errore qua guarda qua mi scivola lungo la guancia. Facciamo che allo spritz tu proprio ci tieni veramente. Facciamo che per non sprecarlo mi baci la guancia al sapore di spritz annacquato. Facciamo che dopo ci baciamo. Per sei mesi di fila veramente. Facciamo che c’hai dei denti e dei difetti splendidi. Facciamo che sei di quelli che la mattina si svegliano contenti. Facciamo che mi regali le cioccolate e i libri da leggere. Facciamo che al cinema ti togli le scarpe. Facciamo che tu pure quando mi devi dire di no, all’inizio della frase ci metti sempre un sì. Facciamo che c’hai delle belle ginocchia. Facciamo che un po’ sai cantare. Facciamo che ti siedi un giorno e mi spieghi che cosa significano le domeniche e io dopo lo capisco. Facciamo che ridi, va, e che dopo quando ridi a me proprio non mi si riesce più a trovare da nessuna parte. Tipo che divento la donna invisibile veramente, ché quello è il modo mio per dire che sto felice.

Facciamo che per questa volta tu esisti, dai. Ma le porte si aprono. E salgono solo persone tutte tristissime, come se lo sapessero quello che sta succedendo, e con la faccia me lo dicessero mi dispiace ragazzina, non c’è. Mi dispiace signorina, non c’è. Guardi signora, non c’è, forse sul prossimo. Oh zia, non c’è. Non c’è. Da ultimo salgono i morti. Guardo la tenebra – ché, ragazzi, la tenebra non si ammala proprio mai veramente –, le dico se ci andiamo a prendere uno spritz. Dice di no. Du du du du du ci bum ci bum bum.