moka. - Patatracchini
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moka.

Mentre faceva il caffè, si ricordava di quanto aveva sempre ammirato la solitudine altrui. Gli tornava in mente un film italiano degli anni ottanta o forse novanta, dove una giovane Laura Morante – ma poteva anche essere una giovane Margherita Buy, o forse una giovane Valeria Golino – preparava il caffè, e dopo aver messo l’acqua, metteva il filtro e poi arrotolava un pezzo di carta e lo infilava nel filtro. Il cerchio di carta si allargava e Laura Morante riempiva il filtro di polvere di caffè senza che neanche un po’ ne scappasse fuori. Poi toglieva la carta chiudeva la caffetteria la metteva sul fornello e teneva tra le mani quel pezzo di carta. Per un po’.

Mentre sceglieva il macinato da comprare al supermercato, si ricordava delle polpette delle feste, tenute al caldo nel forno di sua nonna in attesa del pranzo. Erano perfettamente cotte, ma anche morbide, erano giustamente saporite, senza essere state controllate con anticipo. Erano riuscite. Immortali. Confondevano il significato e il significante. Non gli tornava in mente nessun film con delle polpette nel forno. Le polpette sono irrappresentabili. Non imitano la vita. Sono la vita. Sintetica, misteriosa, ineludibile. Una loro caratteristica è che vanno testimoniate. Le polpette vanno commentate, giudicate. Se mangi da solo le polpette nessuno crederà mai che tu abbia davvero mangiato le polpette.

Mentre leggeva un libro di cui non stava capendo neanche una frase – e perciò continuava a leggerlo con quella convinzione demente di certi individui autolesionisti e perditempo – era arrivato alla conclusione che entro le ventuno del giorno stesso avrebbe individuato il motivo per cui l’uomo aveva rinunciato alla gran parte del suo linguaggio (solo suo) pur di imparare una lingua (un po’ di tutti) e poter discutere con qualcuno. Per dirsi cosa? Parole. Parole. Parole. Poi si era ricordato che doveva fare la spesa, era uscito. Era rincasato con il macinato per fare le polpette, l’aveva poggiato sul tavolo. Si era fatto un caffè, aveva fumato una sigaretta e aveva fatto la cacca, guardando fuori dalla finestra un merlo che beveva dalla grondaia.